Un esempio di simbiosi

L’altro giorno ero comodamente sdraiato nel mio letto, con la sveglia che suonava ogni cinque minuti (perché ogni volta che suonava la spostavo in avanti di cinque minuti) e pensavo. Sì, sono uno dei pochi esseri umani eletti che riescono a pensare anche appena svegli 😀

Pensavo a tutto e a niente, ma soprattutto pensavo alla straordinaria simbiosi che c’è tra uomo (o donna) e letto quando la mattina bisogna svegliarsi presto per fare qualcosa che non si vuole fare (eg andare a qualche lezione). E’ anche stupido dire “simbiosi tra uomo e letto”, essendo in quel momento uomo e letto un’entità unica ed indivisibile (Parmenide docet): il materasso è parte integrante del tuo corpo, seppur parzialmente a temperatura ambiente e privo di sistema nervoso. Ed una delle cose più difficili da fare – si sa – è separarsi da una parte del proprio corpo.

A questo punto le possibili soluzioni che si profilano sono due:

  • non dormire per niente per non attraversare questi momenti di sofferenza la mattina successiva, oppure dormire sul nudo pavimento o ancora meglio sulla nuda e scomoda pietra;
  • essere destinati a soffrire ogni mattina in modo disumano, per il resto dei nostri giorni.

A voi la scelta! 😉

Prima di chiudere, vorrei salutare di cuore tutte le persone che, nella speranza di trovare informazioni per il compito di scienze di domani, sono sbarcate qui digitando “esempio di simbiosi” su Google 😛 (grazie WordPress Stats)

*questo intervento ha ottime probabilità di essere il più inutile nella storia di questo blog 🙂

Tübingen, qualcosa di magico che ti resta dentro

Qualche giorno settimana mese fa (maledizione a tutte le volte che ho rimandato la pubblicazione di questo intervento) abbiamo ospitato a cena da noi la famiglia dalla quale sono stato ospitato per tre estati, quando ancora eravamo giovani, belli e sani (cit. Mons. Iacone) e trascorrevamo parte delle vacanze estive nella bella Tübingen (tra parentesi, trovo che la versione italianizzata del nome, Tubinga, sia veramente squallida). Devo ammettere che a rivederli e a parlare con loro mi è venuta una nostalgia incredibile dei “bei vecchi tempi”… e invidio non poco mia sorella che la prossima estate passerà qualche settimana in questo momento si trova a Tübingen mentre io, se tutto va bene, dovrò limitarmi a uno o forse due giorni alla fine di agosto 🙁

Quella città ha lasciato il segno, non solo dentro di me ma anche ad altri, e quando ci sono tornato l’estate scorsa mi ricordo perfettamente quanto mi sentissi bene quei due giorni,  nonostante fosse un periodo generalmente un po’ buio per me. Nonostante questo, ogni volta che ci penso la mente torna indietro alle estati passate, con il mitico gruppo AZB di Bolzano, la Ingrid o la Claudia (a seconda dell’annata), il Sammi, Heiko, la Urusla ( 😀 ) e chi più ne ha più ne metta… le serate passate al Neckarmüller, al Little Italy o sulla Neckarinsel (o Platanenalee, come la si vuole chiamare)… e un’immagine che veramente mi resterà per sempre nel cuore: l’ultima sera, la citta immersa nella nebbia… veramente magico… la consapevolezza di non tornarci e una tristezza immensa, ma comunque un’atmosfera magica… tanto che pur di non andare a dormire, dopo essere tornato a casa alle 4 sono andato ancora a farmi un giretto solitario per la mia zona residenziale di collina, nonostante il nebbione che si condensava sul filo degli auricolare dell’ipod 🙂

Tübingen

Tübingen.

Forever in our hearts.

Sono queste le soddisfazioni!

L’altro giorno stavo facendo una piccola considerazione: quest’anno (anno scolastico, ndr) è stato una vittoria su tutti i fronti.

Ho fatto tutto ciò che mi andava di fare: cinema, corsi e attività varie con l’Istituto Musicale, millemilla saggi in giro per il mondo, spettacoli teatrali, viaggi, ho preso la patente per la macchina, e via discorrendo. Tutto questo continuando ad avere ottimi risultati a scuola, comprensivi di un bellissimo 100 finale 🙂 Che dire, è parecchio gratificante! Tutto questo mentre i miei genitori continuavano a dire di smetterla di fare cose che non centravano con la scuola, con tanto di scenate della durata di svariati giorni… ma per fortuna che ho continuato a fare di testa mia!

Pensandoci bene, però, il 2009 è stata una vittoria su quasi tutti i fronti. Ma sempre e comunque una vittoria 🙂

Un libro non è solo un libro

Un libro non è solo un libro, ma è  molto di più. Quando una persona ti presta un libro, non ti da solo un’insieme di pagine rilegate insieme con sopra dell’inchiostro nero. Ti da una parte di sé stessa in un certo senso, una parte dei propri gusti, delle proprie preferenze, della propria capacità di emozionarsi leggendo. Le pagine sono intrise di un profumo unico. Un profumo che a seconda della persona può essere diverso: profumo di disinteresse, profumo di scuola, profumo di cultura, profumo di nuovo, di vecchio, di sapiente, di ingenuo. Profumi che bene o male ti raccontano qualcosa di quel libro e quindi della persona a cui appartiene. Profumi che ti ricordano qualcosa (o, come in tedesco si riesce ad esprimere molto meglio il concetto, Gerüche, die dich etwas ahnen lassen), che rievocano determinate sensazioni. Profumi che ti fanno apprezzare o meno determinati aspetti di una persona, aspetti che magari sono difficili da scoprire.