La fine del cinema… Eden

Anche l’ultimo cinema monosala rimasto a Bolzano chiude oggi i battenti, dopo 98 anni e mezzo di attività. Ciao cinema Eden.

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CENTRALE, ASTRA, BOCCACCIO, CORSO, COSTELLAZIONE, ROMA,
COLUMBIA, VITTORIA, AUGUSTEO, DRUSO, CONCORDIA

Uno dopo l’altro i gestori delle sale cinematografiche bolzanine si sono arresi al cambiare dei tempi. Anche il cinema Eden, originariamente aperto in via Portici 30 e trasferito in via Leonardo da Vinci nel 1913, termina oggi la sua attività, e con esso sparisce l’ultimo “cinema di una volta” di Bolzano.

Nonostante l’impegno e la passione di una famiglia che da due generazioni si occupa di cinema e gli sforzi profusi al fine di rimanere competitivi in un mercato in cui per i piccoli non c’è più posto, la concorrenza generata in seguito all’apertura della nuova multisala e l’impossibilità di ottenere un qualsiasi tipo di sostegno economico dalla Provincia di Bolzano in quanto attività commerciale, hanno contribuito a rendere la situazione economicamente insostenibile, portandoci a prendere questa decisione. Anche una possibile trasformazione in cinema d’essay fondando un’associazione culturale non si è potuta concretizzare a causa della indisponibilità di fondi statali o provinciali. Inoltre, il consistente miglioramento della qualità delle proiezioni, ottenuto grazie al noleggio di un proiettore digitale, e la proposta di contenuti alternativi quali l’opera in diretta satellitare non hanno portato i risultati sperati.

La chiusura di questa sala è più della semplice cessazione di un’attività commerciale. Rappresenta la sconfitta delle piccole realtà locali, non più in grado di competere con i giganti che possono contare su una base economica molto più solida. Rappresenta la sconfitta delle persone che amano fare il proprio lavoro di fronte alle impietose leggi del mercato. Rappresenta la fine di una concezione del cinema ormai tramontata e nascosta dietro al “fragore” delle multisale. Continua a leggere »

Una promessa

Calma, ce n’è per tutti

Cos’è per voi il cibo? Un semplice alimento, un “contenitore di calorie” che vi permette di sopravvivere giorno dopo giorno? Un piacere della vita?

Pensateci, il cibo in realtà è molto di più che un semplice modo di sfamarsi: tramite il cibo si può ostentare la propria ricchezza. Pensate ai matrimoni, dove certamente non c’è scarsità di alimenti. Purtroppo però, da che mondo è mondo, l’ago della bilancia non si trova al centro. Come scritto in questo articolo di poco tempo fa, i Paesi affamati lo stanno diventando sempre di più, e i Paesi benestanti stanno diventando sempre più spreconi.

Imparare a mangiare più responsabilmente, oltre che forse migliorare la nostra salute, è anche una questione di rispetto nei confronti di chi di cibo non ne ha a sufficienza. Molto può essere fatto nel proprio piccolo da ognuno di noi, ogni giorno; ma tanto può essere fatto anche dalle aziende. Non vi dico i rinfreschi in cui (qui in Inghilterra perlomeno) i dipendenti sono obbligati a buttare via il cibo che avanza.

E, badate bene: non si tratta di rinunciare a grandi cose. Si tratterebbe solo di rinunciare agli sprechi. Perché su questo pianeta, di cibo ce n’è per tutti. Per ora.

NB: con questo intervento Dega’s Blog partecipa all’iniziativa Blog Action Day, che quest’anno è dedicata, manco a dirlo, al cibo 😉

Vietato comprare libri a basso prezzo

Il 20 luglio è stata approvata la legge che pone un limite massimo del 15% agli sconti applicabili sul prezzo di copertina dei libri appena usciti in Italia, che solo in pochi casi potrà raggiungere il 20% e in casi eccezionali il 25%.

Motivazione ufficiale dell’iniziativa legislativa: proteggere i piccoli rivenditori indipendenti, che non possono permettersi di vendere agli stessi prezzi delle grandi catene. Effettiva ragione della legge: contrastare l’arrivo in Italia di Amazon, che ha aperto i battenti a fine novembre 2010 e che evidentemente sta creando parecchio scompiglio nel mondo dell’editoria italiana. Amazon è infatti risaputo per offrire prodotti (non solo libri, ma anche elettrodomestici, articoli per la casa, vestiti, scarpe e altro) a prezzo particolarmente basso, generalmente più basso del normale prezzo di mercato.

Ma quanto sarà efficace questa legge? Quanti lettori cambieranno effettivamente le proprie abitudini ed, ora abituati ad acquistare le loro letture online a prezzo ridotto, inizieranno ad uscire di casa per andare a comprare i libri nel piccolo negozietto in centro, pagandoli lo stesso prezzo che se li comprassero online? Quanti invece continueranno ad acquistare i libri come hanno sempre fatto? Giudicate voi. E’ giusto aiutare i piccoli rivenditori, ma non in questo modo, non con provvedimenti evidentemente e deliberatamente anacronistici.

Finalmente una legge che incentiva la lettura, ce n’era proprio bisogno! Finalmente un provvedimento che aiuta l’economia italiana!

Ritardi e mentalità

Treno regionale da Verona per il Brennero in ritardo. Vabbè, succede. 20 minuti, che diventeranno poi 25, il che significa che il treno lo si vedrà arrivare al binario solo 30 minuti dopo. E infatti, invece che arrivare alle 13.32, arriva alle 14. Bene, finalmente chi deve scendere può scendere, chi deve salire può salire. Pronti a partire! No. No? Come no? Che aspettiamo?

A prescindere dall’esempio stupido (sono decine le possibili ragioni per le quali il treno potrebbe essere stato costretto ad aspettare), il succo della faccenda rimane: in Italia si fa con comodo, chi deve aspettare aspetta perché tanto ne ha bisogno.

Io ho una grande fortuna, che è quella di poter confrontare la nostra realtà con quella di un altro Paese, il Regno Unito. E solo vivendo un po’ in un posto e un po’ in un altro ci si rende conto di queste differenze, di come la gente vive e vede le cose in modo diverso. Una vacanza non è abbastanza per cogliere tutte le sfumature della mentalità di una popolazione, bisogna viverci, ogni giorno. Gli inglesi non sono persone che non pensano ad altro che al lavoro, tutt’altro. Le ferie e gli scioperi li fanno anche loro. Ma quando si lavora, si lavora, il resto lo si fa dopo. Altrimenti se ne pagano le conseguenze. E per carità, nessuno è un santo: la pigrizia, la voglia di farsi gli affari propri sul posto di lavoro, la corruzione, la disonestà esistono dappertutto. Ma qui in Italia sono radicate nella mentalità della gente, sono comunemente accettate. Certa gente cerca anche di spacciarle apertamente per ovvie e necessarie.

L’unica cosa che tiene a galla la barca qui è il grande buonsenso della gente, la gente comune, che sa “drizzare le orecchie” quando sente puzza di bruciato. Che però è la stessa gente che preferisce chiudere un occhio quando si trova davanti a certe situazioni, piuttosto che provare ad aggiustare le cose. La stile di vita “sciallo” italiano fa gola a tutti, me incluso, e come non potrebbe… ma non si può andare avanti così, ne pagheremo le conseguenze… ne paghiamo le conseguenze. Ahi ahi ahi, se le paghiamo.

Persone

Le persone. E’ delle persone che abbiamo veramente bisogno. Pensateci, in realtà non importa dove siamo e cosa facciamo, ma con chi siamo. In compagnia delle persone giuste anche la più noiosa delle cose si trasforma in qualcosa che non vorremmo mai smettere di fare, e viceversa, con le persone sbagliate la passione di una vita può trasformarsi nella tortura più atroce.

La fregatura è quando le persone di cui sentiamo il bisogno sono lontane. E’ un’arma a doppio taglio, che io non ho ancora imparato ad usare. Bisogna tenersele strette le persone, quelle poche che valgono veramente.

Wir werfen die Schatten unserer Gefühle auf die anderen und sie die ihren auf uns, manchmal drohen wir daran, zu ersticken, doch ohne sie gäbe es kein Licht in unserem Leben.

La doppia vita da studente all’estero

E’ una cosa molto strana, devo dire. E’ come avere due vita parallele: quella inglese, universitaria, e quella italiana, per la quale non esiste un aggettivo perché è tutto tranne che universitaria. Queste due vite non hanno niente a che fare l’una con l’altra, sono comparti stagni indipendenti l’uno dall’altro. Altre persone, altri impegni, altri pensieri (anche se alcuni rimangono indipendentemente dal posto). Questo è il motivo per cui quando sono in vacanza in Italia studiare è l’ultima cosa che mi passa per la testa, e allo stesso modo quando sono in Inghilterra tutto quello che facevo in Italia entra in pausa.

Ma la cosa incredibile è come queste pause non siano deleterie come si potrebbe pensare. Ho scoperto che “le vite” possono essere sospese. Ne fermi una, vai avanti con l’altra, e poi ritorni alla prima, che nel frattempo è rimasta lì ad aspettarti.

Non pensavo che fosse possibile, me ne sono stupito.

Non devi avere paura di lasciare, tanto le cose importanti nella vita non ti lasceranno mai. (Mine Vaganti)

Il cinema in 3D? No, grazie

Qualcuno mi spiega cosa ci trovate di tanto bello ed interessante nel cinema in 3D? Pagare il biglietto 2/3 euro in più? Indossare degli occhialetti da pochi euro per due ore? “Ci vado anche io perché ci vanno tutti e quindi è figo?”

Che poi diciamocelo, quello che chiamano 3D in realtà non è vera tridimensionalità, ma semplicemente prendere qualche elemento e metterlo in primo piano rispetto agli altri, muovendolo nello spazio (necessariamente limitato) in maniera più o meno dinamica e più o meno riuscita. Ma tutti gli elementi, davanti o dietro che siano, rimangono bidimensionali di per sé. E la prova di questo finto 3D sono i film che vengono girati nel modo “classico”, e poi riadattati in postproduzione per distribuirli come tridimensionali. Ora ditemi, come può essere tridimensionalità questa? Cosa aggiunge ad un film, in che modo lo arricchisce? La tridimensionalità c’è già in qualsiasi altro film tradizionale: è nella nostra mente, grazie alla prospettiva, da sempre usata dal cinema e dalla fotografia. Ma no, signori, di colpo l’umanità è diventata più esigente. Senza 3D non si sopravvive, non ci si diverte, e visto che ci siamo cominciamo a produrre anche le televisioni tridimensionali!

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La saudade portoghese: cos’è?

Saudade è una di quelle parole che fanno parte di una lingua e quindi della cultura di un Paese e che sono intraducibili in altre lingue senza perdere sfumature di significato, leggere quanto significative. La parola deriva dal latino solitas, solitatis, solitudine, isolamento. Generalmente viene tradotta con la parola italiana nostalgia, o ancora meglio struggimento, ma in entrambi i casi non si riesce a restituire il senso vero e proprio di saudade. A mio avviso una traduzione molto migliore è resa dalla parola tedesca Sehnsucht, anch’essa però intraducibile in altre lingue, e anche qui l’etimologia non aiuta (sich sehnen, cercare intensamente + die Sucht, la dipendenza). Continua a leggere »

Come guadagnare un po’ di soldini extra: il poker online

Buonasera popolo! Non ditemi che non vi siete mai chiesti come poter arrotondare, magari standovene comodamente seduti in poltrona e, perché no, dando sfogo ad una vostra passione. Ebbene, il poker online potrebbe fare al caso vostro. Come doverosa premessa è bene dire che io non so giocare a poker quindi non aspettatevi discorsi dettagliati, resoconti e tattiche di gioco da me 😛

Lo scopo di questo articolo è più che altro quello di far notare come a volte si possa unire l’utile al dilettevole. In fondo siete voi ad avere il controllo della situazione: potete decidere quando giocare, ma soprattutto quanto e come giocare in termini di soldi. Ed è proprio qui che bisogna stare attenti. E’ facile farsi trascinare dall’euforia del gioco e non rendersi conto di quanto si stia perdendo fino a quando non ci si siede a tavolino a fare due conti. Non giocate a caso, tanto per fare… il poker è un gioco basato sulla logica, sulla matematica, sulle tattiche di ogni singolo giocatore; ovviamente anche la fortuna fa la sua (porca) parte, ma un atteggiamento attento e razionale è fondamentale per avere un rendimento alla lunga. Se volete prendere la cosa sul serio ci sono montagne di libri e guide da leggere per poter giocare al meglio.

Se poi vedete che il gioco online vi coinvolge parecchio e sentite che volete dedicarci più tempo, allora potete dare alla vostra passione un risvolto professionale ed iniziare a giocare sul serio, con tornei ufficiali, sponsor e questo genere di cose 🙂 A questo proposito vi linko il blog di un amico che, iniziando da “giocatore della domenica” gioca ora a livello professionale. Quando entra nei dettagli delle partite per me è arabo, ma se qualcuno dei miei lettori se ne intende… buona lettura 😛

Alcuni modi (strani e non) per risparmiare acqua

Ok, avevo annunciato che questo blog avrebbe partecipato al Blog Action Day 2010, ma purtroppo non essendo una persona in grado di partorire idee particolarmente creative in tempi accettabili, il mondo si dovrà accontentare di una semplice lista di modi più o meno originali per ridurre il consumo di acqua quotidiano.

Troppo facile? Sì, prima ci vuole la ramanzina: ci sono tante, troppe, persone che muoiono per mancanza di acqua, bla bla bla, questo lo sappiamo già. Quello che dico io è che bisogna essere veramente stupidi per usare l’acqua così tanto per fare… come alzarsi la mattina e camminare all’indietro per andare in cucina a fare colazione, oppure comprare un libro in una lingua che non conosciamo solo perché ci piaceva la copertina (cosa che io comunque farei), oppure preparare un piatto di pasta e poi non mangiarla perché non abbiamo fame. Oppure uscire quando fuori c’è una pioggia torrenziale e lasciare volontariamente l’ombrello a casa. Ah no scusate, in Inghilterra questa è la prassi. Comunque, tornando a noi: il succo di questa storia è che non ha senso. Ci costa qualcosa chiudere il rubinetto invece che lasciarlo mezzo aperto? Oppure mettere una bottiglia di acqua in frigo invece che lasciarla scorrere per due minuti finché diventa fredda? No! E quindi non facciamo esattamente il contrario! Se proprio avete un blocco mentale (può capitare dopotutto) e se il vostro portafoglio vi sta particolarmente a cuore pensate al lato economico… in fondo l’acqua si paga, poco ma si paga. Ma sappiate comunque che non è questo il punto, è una questione di principio. Le cose, soprattutto se importanti, non si sprecano solo perché se ne ha in abbondanza. Fine della ramanzina.

Ma vediamo ora in quali modi si può risparmiare acqua su questo pianeta. Continua a leggere »

Smartphone tuttofare sì o no?

Più di una volta negli ultimi mesi mi sono trovato a dibattere con amici sulle caratteristiche che deve avere un telefono cellulare. Può essere più o meno figoso (leggi “più o meno caro”) a seconda di quanto siamo disposti a spendere, ma di cosa abbiamo veramente bisogno?

Ci sono due correnti di pensiero: da una parte ci sono coloro che vogliono viaggiare leggeri, quindi preferiscono acquistare un telefono cellulare (i.e. smartphone) che gestisca anche le e-mail, navigazione satellitare, mappe, connessione GPRS et similia, wireless, giochi per passare il tempo, agenda, ascoltare la musica, guardare i video (online e non), scattare foto, girare brevi filmati, registrare tracce audio, leggere ed editare vari tipi di documenti… potrei andare avanti ancora per molto, considerando che il recente boom delle applicazioni scaricabili ha aperto a dismisura il ventaglio di ciò che uno smartphone può fare. Continua a leggere »

Cos’è il cinema – riflessioni di un proiezionista

Lo ammetto, questo articolo non è altro che un copia-incolla di una lettera di un lettore pubblicata su Screentrade (una rivista per sale cinematografiche che arriva a Union Films). Leggete signore e signori, leggete… e riflettete.

When I was a teenager, over a decade ago, I trained up as a projectionist at the Odeon Hemel Hempstead. This was long before the days of single operators running the kiosk, tearing tickets and playing the film out.

Although my job was mainly front-of-house – either in the kiosk/Hagen Daz bar or cashiering at the box office – I convinced my boss to let me train two days a week up in the booth. At that time, the cinema had something lacking in most provincial cinemas today, an actual team of projectionists. This team usually comprised the old pro (the chief) who’d been there fer decades, the young buck just getting started and the jaded geek only doing it as a stop-gap.

For two days a week I got a sample of this noisy often very active, and usually fairly grubby environment – and ‘yes’ (among other pranks) they did send me out to buy elbow grease, cue-dots and left-handed screwdrivers, but ‘no’, I never fell for it!

The point was that one of the first things I learned, before lacing-up and splicing, was the importance of the show. To the projection squad, playing a film wasn’t just about ‘lacing-up and pressing play’, instead, it was all about ‘a performance of light, sound and curtain-up’.

When I go to cinemas today, I sit in a comfy chair with a cup-holder and good legroom and look at a white screen until the ads start. Then the film plays. The you leave. Back when I trained, though, I was told you had to dim the various light at just the right time, and in just the right order – fade up the sound, start the picture rolling and then open up the curtains, all timed to perfection.

When the ads ended (filmed in widescreen), and the trailer begun (scope), you repeated the process for the lens-changes, fading down the sound and the music up before closing the curtains and turning on the mid-lights. The lens was changed and the process repeated in reverse to get the trailers started and you stayed there until the film began playing before going off to check the status of other films, doing regular 20-minute checks in between.

I hadn’t experienced that in nearly a decade – ‘the theatre of the film’ – as I’ve since only been to major cinemas staffed by multi-tasking customer service/technical operators for whatever job title happen to be current.

Then, last year, I went to see State of Play at the Empire West End (formerly the Empire Leicester Square) and the performance was back: an usher – equipped with a torch – showed me to my numbered seat; the lights and curtain routines did as expected, along with the necessary lens changes and all the ‘fading and raising’ was done to a turn. Finally, the staff at the exit door said ‘goodbye’ on the way out, and that is the way cinema should happen.

Okay, so I had nowhere to put my drink, and the legroom was a bit tight, but the experience left me in good spirits afterwards, and contributed only in part by the film itself.

Cos’è il cinema? Se vogliamo, ogni persona ha una propria idea di cinema. Continua a leggere »

La tristezza della partenza

Ogni volta che parto – per qualsiasi luogo dove mi fermerò per più di una settimana – c’è questa sorta di triste, tristissima malinconia che compare quando la partenza si avvicina e poi magari scompare una volta arrivati a destinazione oppure decide di rimanere per qualche giorno… e poi se ne va 🙂

Ma poi, quando è il momento di ritornare, ecco che succede la stessa cosa, solo invertita…

Brutta cosa affezionarsi alle persone e ai luoghi, brutta cosa!

Ci risentiamo da Southampton 🙂

Si ricomincia di nuovo!

Gentilissimi lettori, ecco qui l’intervento di rito con cui si tirano le somme sull’anno passato e parla di quello che verrà!

Direi di partire riguardando l’intervento dell’anno scorso. Intervento piuttosto anomalo devo dire (evidentemente avevo fretta di scappare da qualche parte quando scrivevo 😛 ), per una buona volta almeno ho avuto il buonsenso di non formulare i classici buoni propositi per il nuovo anno, che avrei poi completamente trascurato 🙂 In realtà un grande proposito per il 2009 l’avevo espresso: vivere di più, cosa che nel 2008 non sono riuscito a fare per motivi da dimenticare. Ed effettivamente ci sono riuscito, anche troppo direi 😀 Il 2009 è stato caratterizzato da una quantità incredibile di impegni, e come penso di aver già scritto tempo fa io stesso non ho idea di come abbia fatto a fare tutto!

Nel 2009 ho fatto una scelta non vorrei dire campata per aria, diciamo coraggiosa: frequentare l’università all’estero. Ripensamenti? No, non sul fatto in sé di frequentare all’estero. Più che altro i pensieri adesso sono incentrati sul “che si farà dopo”? L’università in Inghilterra mi ha letteralmente aperto le porte del mondo davanti, se avessi a cuore la mia carriera potrei rimanere in Inghilterra e lavorare per l’Airbus o la Rolls Royce oppure andare in America e lavorare per la Boeing che, diciamocelo, mi sta molto più simpatica dell’Airbus. Eppure per ora sento ancora che la mia casa è qui in Italia. C’è un po’ di confusione in effetti… ma le cose hanno quattro anni per chiarirsi 🙂

Nel 2009 ho poi portato avanti la passione per il cinema nata l’anno precedente, e con ottimi risultati direi, essendo riuscito a conquistare anche la cabina di proiezione del cinema dell’università di Southampton (anche se ufficialmente devo ancora completare il training).

Ultimo evento degno di nota del 2009, la mia conversione (anche se solo parziale – per ora) a Mac! 🙂

Per il 2010 non ci sono propositi particolari, tranne forse quello di riuscire a trovare un bilanciamento un po’ più diciamo equilibrato tra tempo dedicato allo studio e tempo dedicato a tutto il resto… non dimentichiamoci che qui c’è anche l’università in ballo, oltre a tutto il resto 😛

Saluti e un felice 2010 a tutti!