I viaggi che nutrono l’anima sono quei viaggi lenti, in cui ci si prende tutto il tempo che è necessario. Sono i viaggi che lasciano il tempo di riflettere sulle cose, oppure di perdersi guardando le luci passare veloci fuori dal finestrino, magari solamente con una vaga idea di dove ci si trovi. I viaggi che nutrono l’anima sono quando i tuoi compagni di viaggio improvvisati ti raccontano un po’ di loro stessi e dopo 10 minuti ci parli come se li conoscessi da sempre. C’era la ragazza di famiglia metà italiana e metà francese, che dopo aver passato una settimana sulla riviera adriatica aspettava il treno in ritardo per tornare a Parigi, dove il giorno dopo sarebbe tornata al lavoro, in un’agenzia di viaggi. C’era la signora diretta a Taormina che attraversando lo stretto di Messina si ricordava di quando lo faceva da piccola, e si assicurò di farmi salutare la madonnina entrando nel porto. C’era il ragazzo di Napoli che a notte inoltrata tornava a Verona, dove aveva trovato lavoro, dopo aver passato il weekend insieme alla sua ragazza. C’era il vecchio signore che tanti anni prima aveva aperto un ristorante a Genova, che ti disse: “Non credere mai a quello che ti raccontano sulla Sicilia, bisogna venire a vederla con i propri occhi”. C’era il capotreno che, dopo aver detto “adesso guarda quello”, chiudendo le porte del treno fece credere ad un tipo di essere rimasto chiuso fuori, ma il treno ancora non doveva partire. Ma soprattutto c’era un insegnante di scuola elementare di cui, nonostante le parole scambiate fossero state poche, non dimenticherai mai l’umiltà dello sguardo.
I viaggi che nutrono l’anima sono quei viaggi che sono parte integrante della vacanza, se non la vacanza stessa. Sono quei viaggi in cui scopri un po’ di te stesso. Lasciamo stare l’alta velocità, lasciamo stare la fretta e i ritardi. Nei viaggi veri non esistono ritardi… perché tardi non è mai.
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