Sono la cosa più temuta dagli studenti internazionali in Inghilterra, dopo gli esami e le lezioni alle 9 di mattina: i Graduate Schemes.

In realtà più che una minaccia di morte i Graduate Schemes sono (almeno sulla carta) una possibilità. Qui molto più che in Italia, le aziende hanno capito che essere presenti nelle università, costruirsi una presenza ed una reputazione tra gli studenti, attirare branchi di neolaureati che non sanno dove sbattere la testa è un investimento più che una perdita di tempo, perché anche chi non riuscirà ad entrare e troverà lavoro in altro modo, comunque crescerà ricordandosi bene di quella compagnia e di quello che fa. Ed infatti durante l’anno nelle università inglesi vengono organizzate svariate Careers Fairs, dove le aziende portano dipendenti, poster e volantini per convincere gli studenti a fare domanda di assunzione. Queste Careers Fairs non sono un favore che l’università fa ai poveri studenti, ma una risorsa che fa parte dell’offerta formativa universitaria per la quale ogni studente ha pagato.

Careers Fair

 

Di solito i Graduate Schemes si articolano in una serie di selezioni:

  • Invio del CV online, che spesso include anche una nutrita serie di domande dal più classico “perché vuoi lavorare per noi” e “quale contributo puoi portare alla nostra azienda” a qualcosa di più avanzato come “racconta quali saranno le sfide della nostra industria nel prossimo futuro”.
  • Generalmente, se si supera la prima selezione, si viene invitati a completare dei test online, mirati a valutare le capacità logiche, matematiche, linguistiche e comportamentali del candidato.
  • Alcune aziende a questo punto conducono un colloquio telefonico, generalmente basato sulle cosiddette competency questions, mirate a capire che tipo di persona siete e come interagite con gli altri. Preparatevi a dover rispondere alle domande più stracciac***o ed inutili della storia dell’umanità (“raccontami di una volta in cui hai dovuto risolvere una situazione difficile”, “raccontami di una volta in cui il tuo intervento è stato essenziale per la buona riuscita di un progetto”, “raccontami di una volta in cui hai risolto un conflitto all’interno di un gruppo di lavoro”, “racconta di una volta in cui hai ricevuto una delusione e come hai reagito”, “racconta di una volta in cui hai dovuto dare una brutta notizia a qualcuno”, “racconta di una volta in cui hai dovuto salvare il mondo”). Queste sono le domande che richiedono una buona preparazione pre-intervista per rispondere bene, ed è la selezione dove la maggior parte dei candidati vengono fermati. C’è da dire che dopo un paio di colloqui si diventa bravi a tirare fuori esempi e a “pilotare” nei limiti del possibile il colloquio verso domande a cui si ha una buona risposta – lanciando ami a cui gli intervistatori generalmente abboccano. C’è che dice che sia solo una prova di resistenza per vedere chi arriva alla fine senza mandare a fanculo l’interlocutore.
  • Lo stage successivo, e generalmente l’ultimo, prevede che i (pochi) candidati che hanno superato tutte le selezioni fino a questo punto vengano invitati alla sede dell’azienda per un cosiddetto assessment centre, una giornata in cui vengono utilizzate varie macchine da tortura come attività di gruppo (che possono variare da costruire “cose” con carta e scotch a discutere dati, a decidere cosa portare su un’isola deserta dopo un naufragio), e colloqui individuali – spesso di natura tecnica.

Coloro che sono ancora vivi, se capaci di reggersi in piedi, potranno a questo punto voltarsi ed ammirare la scia di cadaveri e sangue dietro di sé. Questa, signori, è la meritocrazia English style.

Per prepararsi adeguatamente a queste selezioni, bisogna fare tre cose:

  • Essere sé stessi.
  • Informarsi sulla compagnia per la quale si vole lavorare: capite a fondo quale sarà il vostro lavoro, ma anche tutte le altre attività in cui è coinvolta l’azienda, preparatevi a domande idiote tipo “quanti dipendenti abbiamo?” (grazie Capgemini) ed imparate a memoria i valori su cui l’azienda pretende di basarsi, nonché i nomi del presidente e del CEO.
  • Riflettete su voi stessi: siate pronti a dire perché volete fare quel lavoro in quell’azienda, a giustificare la vostra scelta del percorso di studi, e soprattutto pensate a TUTTI gli esempi della vostra esperienza in termini di lavori di gruppo, leadership, management, customer relationships e creatività.

La maggior parte delle aziende inglesi (ma anche di altre nazioni), sul loro sito, sbandierano Graduate Schemes tramite i quali reclutano, ogni anno, un numero variabile di neolaureati a seconda delle necessità. Il confronto con la realtà italiana di generale disinteresse è disarmante. Alenia Aermacchi, come hai intenzione di reclutare neolaureati? Mediante questa schermata?

Alenia1

Beh allora mandiamo una cadidatura spontanea! Oh, aspetta…

Alenia2

Un plauso ad Altran che ha recluta ingegneri meccanici neolaureati. Peccato che quando si tenta di inviare il curriculum… (bug rimasto attivo sul loro sito per almeno un mese – febbraio 2013)

Altran

Vorrei far notare che non stiamo parlando della latteria sotto casa… stiamo parlando di Altran (17000+ dipendenti) e del gruppo Finmeccanica (72000 dipendenti). Com’è possibile che due aziende di questo calibro non riescano a far funzionare un sito internet? Ognuno dia la propria risposta.

Offrimi un caffè!

Ti è piaciuto l'articolo? Le informazioni che hai letto ti sono state utili?
Clicca sulla tazza per offrimi un caffè e supportare questo blog!