Questa volta vi parlo del mio GDP (Group Design Project) di quest’anno, parte del corso di ingegneria aeronautica dell’università di Southampton. Il nostro compito è quello di progettare un cubesat, ovvero un piccolo satellite (solitamente di dimensioni 10 x 10 x 10 cm e di peso non superiore a 1,33 kg). Generalmente i cubesat una volta in orbita hanno vita abbastanza breve, poiché sprovvisti di un sistema di propulsione che gli permetta di compensare l’attrito dell’aria che inevitabilmente li fa ricadere sulla terra dopo breve tempo. Sono tuttavia un ottimo modo, soprattutto perché molto economico, di misurare dati se non è necessaria una vita operativa prolungata… e sono anche il modo migliore per permettere agli studenti di fare un’esperienza pratica in un campo che altrimenti sarebbe economicamente proibitivo.

Il nostro progetto prende il nome di Project BLAST, acronimo di Balloon Launched Android Satellite Test. Uno degli obiettivi primari è proprio quello di dimostrare come sia possibile costruire un cubesat con un budget relativamente limitato (meno di 1000£), e per rendere ancora più evidente la ‘realizzabilità’ del progetto abbiamo deciso di usare uno smartphone Android come bus principale del satellite. Gli smartphone sono infatti acquistabili da tutti e non fanno parte di un mercato di nicchia o altamente specializzato. In aggiunta, Android è open source e quindi completamente personalizzabile da tutti coloro che abbiano voglia di imparare come si fa. Lo smartphone avrà il compito di raccogliere le informazioni da vari sensori ad esso collegati, inclusa la fotocamera, e salvare i dati su una memory card che potrà essere analizzata dopo il rientro, oppure trasmetterli a terra (decisioni specifiche in merito devono ancora essere prese).

Altro obiettivo primario di Project BLAST è quello di sperimentare le comunicazioni inter-satellite tra cubesat nel caso in cui ne venisse lanciato in orbita più di uno. Il progetto purtroppo si spingerà solo fino all’ideazione e alla realizzazione del sistema di trasmissione, visto che a causa dell’impossibilità di lanciare due satelliti contemporaneamente ci dovremo limitare a testare le apparecchiature a terra. Nonostante questo, l’idea potrebbe essere di particolare interesse per futuri progetti, nel qual caso BLAST sarebbe un buon punto di partenza per un ulteriore sviluppo della tecnologia.

Project BLAST non verrà lanciato in orbita per motivi di budget, ma verrà testato tramite SHARP, una piattaforma costruita l’anno scorso da un gruppo di studenti dell’università di Southampton. SHARP permette di raggiungere una quota di circa 30 km (per un payload di 3 kg) tramite un pallone riempito di elio, ed è dotato di un modulo GPS e di una ricetrasmittente che permetteranno di inviare a terra alcuni dati essenziali, prime tra tutti le coordinate GPS della piattaforma. Questi dati permetteranno a Mission Control (basata a Southampton, con funzioni di supervisione e di coordinamento della missione di lancio e recupero) di effettuare delle previsioni sul luogo di atterraggio basandosi sui venti attuali, e ci sarà un’automobile che si poterà il prima possibile sul luogo di atterraggio previsto. Un contatto costante tra Mission Control e il gruppo che si occupa del lancio e del recupero è pertanto indispensabile.

Molti aspetti di questo progetto sono ancora da definire, ma se siete interessati a seguirne gli sviluppi o anche solo se volete sapere come si lancia un high altitude balloon oppure vedere le foto che scatteremo da lassù, vi consiglio di seguirci su uno dei seguenti canali:

projectblast.co.uk

twitter.com/ProjectBlast

facebook.com/ProjectBlast (coming soon)

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