Saudade è una di quelle parole che fanno parte di una lingua e quindi della cultura di un Paese e che sono intraducibili in altre lingue senza perdere sfumature di significato, leggere quanto significative. La parola deriva dal latino solitas, solitatis, solitudine, isolamento. Generalmente viene tradotta con la parola italiana nostalgia, o ancora meglio struggimento, ma in entrambi i casi non si riesce a restituire il senso vero e proprio di saudade. A mio avviso una traduzione molto migliore è resa dalla parola tedesca Sehnsucht, anch’essa però intraducibile in altre lingue, e anche qui l’etimologia non aiuta (sich sehnen, cercare intensamente + die Sucht, la dipendenza).
Ma cos’è questa saudade portoghese? Si tratta del desiderio di avere una persona o una cosa che non c’è perché si è allontanata da noi per qualche motivo. Fin qui nessun problema, direte voi, ma le cose sono molto più sfuggenti di quanto non possano sembrare. A volte questo desiderio può essere rappresentato dalla volontà di andare (o tornare) in un posto lontano, che può essere chiamato “casa” non tanto per quello che è oggettivamente, ma piuttosto per quello che rappresenta soggettivamente e per ciò che ci fa sentire. L’analogia con la parola italiana nostalgia si ferma qui. L’oggetto o la persona del desiderio può anche non essere mai esistita, portandoci a sentire la necessità di qualcosa che faccia da completamento a noi stessi e alla nostra vita, senza sapere cosa. La saudade è mancanza: privazione di qualcosa che avevamo, privazione di un luogo in cui si stava bene, privazione di tutte quelle emozioni ed esperienze che ci hanno resi felici in passato. Molto spesso la saudade porta con sé la convinzione che l’oggetto del desiderio sia perso per sempre o comunque non raggiungibile.
Ma non finisce qui, questa è solo una faccia della medaglia. La saudade implica una continua ed inestinguibile speranza che le cose cambino, di poter finalmente raggiungere quel qualcosa che riesca a completarci; porta all’assimilazione di questa mancanza, fino ad accettarla come parte integrante della nostra vita. Si può anche arrivare a volere la mancanza di ciò che desideriamo (sì, è masochismo).
Saudade è molto più di una parola: è uno stile di vita, un modo di vedere il mondo e di affrontare i problemi che la vita ci presenta giorno dopo giorno. E (teoricamente) è un sentimento collettivo, tant’è vero che spesso la parola viene usata al plurale, saudades.
Saudade è mancanza, privazione, passato, ma anche felicità, speranza e futuro. Che si fondono nell’accettazione del presente per quello che è. Saudade è il sentimento più intimo e soggettivo che esista, ma contemporaneamente è un male (o un bene?) collettivo, un sentimento che abbraccia il mondo intero. Ve l’avevo detto che è metafisico. Ve l’avevo detto che non è semplice.
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