Lo ammetto, questo articolo non è altro che un copia-incolla di una lettera di un lettore pubblicata su Screentrade (una rivista per sale cinematografiche che arriva a Union Films). Leggete signore e signori, leggete… e riflettete.
When I was a teenager, over a decade ago, I trained up as a projectionist at the Odeon Hemel Hempstead. This was long before the days of single operators running the kiosk, tearing tickets and playing the film out.
Although my job was mainly front-of-house – either in the kiosk/Hagen Daz bar or cashiering at the box office – I convinced my boss to let me train two days a week up in the booth. At that time, the cinema had something lacking in most provincial cinemas today, an actual team of projectionists. This team usually comprised the old pro (the chief) who’d been there fer decades, the young buck just getting started and the jaded geek only doing it as a stop-gap.
For two days a week I got a sample of this noisy often very active, and usually fairly grubby environment – and ‘yes’ (among other pranks) they did send me out to buy elbow grease, cue-dots and left-handed screwdrivers, but ‘no’, I never fell for it!
The point was that one of the first things I learned, before lacing-up and splicing, was the importance of the show. To the projection squad, playing a film wasn’t just about ‘lacing-up and pressing play’, instead, it was all about ‘a performance of light, sound and curtain-up’.
When I go to cinemas today, I sit in a comfy chair with a cup-holder and good legroom and look at a white screen until the ads start. Then the film plays. The you leave. Back when I trained, though, I was told you had to dim the various light at just the right time, and in just the right order – fade up the sound, start the picture rolling and then open up the curtains, all timed to perfection.
When the ads ended (filmed in widescreen), and the trailer begun (scope), you repeated the process for the lens-changes, fading down the sound and the music up before closing the curtains and turning on the mid-lights. The lens was changed and the process repeated in reverse to get the trailers started and you stayed there until the film began playing before going off to check the status of other films, doing regular 20-minute checks in between.
I hadn’t experienced that in nearly a decade – ‘the theatre of the film’ – as I’ve since only been to major cinemas staffed by multi-tasking customer service/technical operators for whatever job title happen to be current.
Then, last year, I went to see State of Play at the Empire West End (formerly the Empire Leicester Square) and the performance was back: an usher – equipped with a torch – showed me to my numbered seat; the lights and curtain routines did as expected, along with the necessary lens changes and all the ‘fading and raising’ was done to a turn. Finally, the staff at the exit door said ‘goodbye’ on the way out, and that is the way cinema should happen.
Okay, so I had nowhere to put my drink, and the legroom was a bit tight, but the experience left me in good spirits afterwards, and contributed only in part by the film itself.
Cos’è il cinema? Se vogliamo, ogni persona ha una propria idea di cinema. Per coloro che producono il film, il cinema è la cinepresa, il set, gli attori, il copione; per coloro che lo distribuiscono, il cinema è un investimento, un bilancio economico se vogliamo; per coloro che lo proiettano, il cinema è vedere la pellicola che si trasforma in immagini e suoni. Io appartengo a quest’ultima categoria. Il cinema per me è prima di tutto una sfida: riuscire a fare tutto in tempo, dalla consegna della pellicola a quando si preme il tasto “avanti” sul proiettore e si inizia a sentire il rassicurante rumore dei due ricci di pellicola che vibrano a 24 Hz. Montare il film con le pubblicità e i trailer, preparare la sala, fare i controlli di sicurezza, dare il via libera per fare entrare il pubblico. I momenti di pressione non mancano, più di una volta si arriva alla conclusione “ok, oggi si comincia in ritardo” con annesse bestemmie varie più o meno enfatizzate a seconda dell’ammontare del ritardo. È una specie di ricerca della perfezione: aprire la serranda al momento giusto, sincronizzare luci e sipario con un fadeout della musica impeccabile, fare un cambio lente particolarmente veloce e liscio, e quell’immagine che non sembra mai a fuoco! Proiezionisti, una specie mai soddisfatta! Ma quando va tutto liscio la soddisfazione non manca. In fondo, quello che vogliamo è offrire la migliore esperienza possibile al pubblico; nonostante la ricerca della perfezione sia una specie di eterno conflitto interiore del proiezionista, tutto quello che si fa lo si fa in funzione della soddisfazione finale del pubblico. Questo è il cinema del proiezionista.
Il cinema non è neon colorati o se-non-ha-più-di-15-sale-non-mi-piace. Quello è il cinema dei bimbiminchia. Il cinema non è nemmeno occhialini da pochi centesimi con filtri polarizzati, cazzo. Il 3D non è cinema, mi dispiace. Il cinema è l’immagine proiettata sullo schermo, il cinema è la colonna sonora, il cinema è tutte le persone che producono un film, che lo distribuiscono e che lo proiettano. Il cinema siete voi, gli spettatori. Il cinema è passione, il cinema è magia.
Cerchiamo di non perdere di vista la sostanza, per favore.
Giugno 25th, 2010 alle 16:10
Wow! Una boccata d’aria fresca leggere queste righe! =)
Grazie Luca! 🙂
Devo venire a vedere una tua proiezione 😛 Sono curiosooo!!
Giugno 29th, 2010 alle 23:29
Si legge sempre una passione enorme nella tue parole quando parli di cinema! 😉 visto che ti avevo già accennato dei miei progetti vorrei continuare a renderti un pò partecipe dicendoti che ad agosto parto: mi hanno accettata per trascorrere un anno in Islanda e sono felicissima!! 😀 non ho ancora la famiglia e non so bene dove capiterò, ma spero che vada tutto per il meglio..incrocia le dita x me! spero che lì sia tutto perfetto e come speravi!un bacio! 🙂
Giugno 30th, 2010 alle 23:04
Urca, da quanto tempo! Devo darti la “cittadinanza” onoraria sul blog, considerato che sei una lettrice di vecchia data 🙂
Ottimo per l’islanda, sono sicuro che sarà un’esperienza indimenticabile… piacerebbe anche a me farci un salto per vedere com’è! Ma in che città sei? 🙂 Non ti preoccupare per la famiglia, mica assegnano gli studenti alle prime che capitano… soprattutto se è per un anno!
Luglio 2nd, 2010 alle 18:08
grande, addirittura la cittadinanza onoraria! 😀 beh è solo grazie a te che c’ ho capito qualcosa delle università inglesi, quindi.. 😛 non so ancora dove capitrò di preciso, non mi hanno dato nessuna informazione sulla scuola o sulla città, ma non vedo l’ora di partire!! 🙂 se vuoi ti faccio sapere quando mi arriva qualche news sulla città, nel caso ti venga voglia di fare una vacanza d qualche giorno lontano dallo studio intenso! 😉 so che l’ambiente culturale è perfetto per i giovani, sempre in movimento e in evoluzione..credo sia proprio un bel paese dove trascorrere un anno, o almeno un pò diverso dal solito! (e con solito intendo la nostra povera Italia:( )
Luglio 3rd, 2010 alle 09:06
Si, tienimi aggiornato! 🙂